Accesso ai servizi

Storia di Piobesi d'Alba

La zona di Piobesi, fu certamente, nei periodi paleolitico e neolitico, insediamento dei liguri, popolo di stirpe mediterranea indoeuropea (asce litiche sono state rinvenute nel territorio).
Ambita dai Celti e sopratutto dai Romani, dopo due secoli di energiche, spesso feroci campagne di guerra, fu domata ed inserita nell'ordinamento Romano.
Il costume dei vincitori di accompagnare le conquiste territoriali con la costruzione di strade, ne vede la realizzazione di due importantissime che, legando fra loro i maggiori centri romani di allora, (Asti-Pollenzo-Alba-Torino), si intersecano proprio nel territorio di Piobesi.
In seguito alla decadenza dell'impero, i Barbari entrano dalle frontiere: giungono in Piemonte gli Eruli, i Goti, i Turcilingi, i Borgognoni ma sono soprattutto i Longobardi a lasciarci ampie testimonianze e a "mettere radici". E' denominata ancor oggi "Librando" termine prettamente longobardo, nella zona a sud della Chiesa di S. Pietro, la strada che, partendo dal Cimitero, va verso quella che porta a cascina "Vola".
Nel 774, i Franchi e con loro gli Alemanni, sconfiggono i Longobardi. Forse giù Eilulfo nell'806, più sicuramente Audace nel 904, si vede assegnare e confermare da Beregario, Re d'Italia, le terre del Roero ed assumere la potestà su cinque "pievi". Le pievi sono le parrocchie più antiche, basi dell'organizzazione della Chiesa del Medioevo, centri di vita religiosa e sociale e da esse dipendevano altre Chiese dislocate nei Villaggi che erano dette "titoli" o "cappelle". Dalla pieve di S. Pietro di Piobesi dipendevano le "cappelle" di S. Vittoria, Pocapaglia Baldissero, Sommariva Perno e Corneliano. Purtroppo, a parte qualche documento scritto, ben poco è rimasto dell'antica pieve di Piobesi.
Per alcuni secoli la situazione si mantiene stazionaria, mentre a partire dal X secolo, muta radicalmente e progressivamente: sotto la spinta di fattori diversi quali frazionamente feudale, aumento della popolazione, necessità di nuove terre da sfruttare e la necessità di mettersi al riparo da offese in luoghi più difendibili e quindi iniziano le formazioni dei centri rurali di sommità.
Col frazionamento feudale che si instaura specialmente a partire dal secolo XI, una parte del territorio passa sotto il controllo dei signori di Montaldo (1137) ma il Vescovo dispone ancora in proprio di buona parte del Feudo.
Nel 1263 è citato Amedeo "De Vicia" per i suoi possessi e uomini a Piobesi ma sono tempi in cui emergono con forza i De Brayda. L'investitura del 1292 vede i De Brayda in possesso del "castro seu monte" di Piobesi, sopra il giù formato nucleo del Bricco.
Intorno al 1349 Giorgio De Brayda vende la propria metà a Francesco Malabaila e nel 1379, i Roero acquistano metà di Piobesi "in consortitu Ludovici Malabaile et aliorum consortorum"; i de Brayda a questo punto non sono più compresi.
Le vicende di quegli anni non sono del tutto chiare: dopo il 1387 i De Brayda sono in lite con i Malabaila e con l'appoggio dei "De Baldissero" assaltano il castello di Piobesi, scacciano i Malabaila ed asportano quanto trovano. Ne nasce una vertenza, chiusa nel 1395, dal Vescovo di Bologna che condanna i De Brayda ed i De Baldissero a rifondere i danni ai Malabaila.
I De Baldissero, però e non si sa come, rimangono intromessi nel feudo, in consortile con i Roero, riscuotendo omaggi e fitti.
Alcuni anni dopo, nel 1468, i De Baldissero vendono ai Damiani, conti di Priocca, ogni loro ragione sulla metà di Piobesi non di spettanza ai Roero.
Nel 1620, Carlo Emanuele I° ne viene in possesso e lo infeuda sempre parte ai Roeri e in parte ai Damiani.
Dopo l'abolizione dei privilegi feudali, i Damiani vendono la loro parte ai Roero: il 19 Marzo 1811, Traiano Domenico Roero acquista da Clemente Damiani di Priocca le cascine di "Villa" e della "Carretta" di levante e di ponente con le terre annesse per un totale di 173 giornate.
Il 31 Dicembre 1811 e ancora da Clemente Damiani di Priocca, Traiano Domenico Roero acquista il sito del vecchio castello del quale esistono solo rovine. Oggi neanche queste.